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Curione, Celio Secondo.

Umanista italiano. Dopo aver aderito ai principi della Riforma sotto la guida di Mainardi, durante gli anni del suo insegnamento all'università di Pisa, fu costretto a lasciare l'Italia per evitare il giudizio dell'Inquisizione nel 1542. Rifugiatosi in Svizzera, ottenne una cattedra di Eloquenza all'università di Basilea, dove trascorse il resto della sua vita, occupandosi di studi filologici e di teologia. Nella città elvetica scrisse una satira antipapale il Pasquillus ecstaticus (1544), una raccolta di argomenti contro la Chiesa romana e il Cattolicesimo, e l'Araneus seu de Providentia Dei, che rivelò il fondo mistico del suo pensiero. Polemizzò inoltre contro il Consensus tigurinus (1549), l'accordo sulla dottrina eucaristica siglato a Zurigo da Calvino, G. Farel e H. Bullinger, poiché secondo lui condizionava e soffocava il soggettivismo zwingliano. I calvinisti lo sospettarono di tendenze antitrinitarie e anabattistiche e lo accusarono di aver propagato le idee dell'anabattista David Joris; contro le loro tesi C. scrisse il De amplitudine beati regni Dei (1544). Tra le altre sue opere ricordiamo un ricco epistolario, che contiene la corrispondenza tenuta da C. con i riformatori italiani esuli in Europa (Cirié 1503 - Basilea 1569).